LE MANI
Le mani
Maestra Sandra
Dovete tener presente che la prima lezione che fate con i vostri allievi, qualunque sia la classe, è di straordinaria importanza.
… Rappresentiamoci dunque concretamente come deve essere conformata con i bambini la prima ora di scuola. La prima cosa sarà far osservare ai bambini perché sono a scuola:”Voi siete venuti a scuola perché dovete imparare alcune cose. Oggi non potete ancora avere l’idea di tutto ciò che dovrete imparare a scuola e perché le dovrete imparare. Voi avrete certo visto che gli adulti sanno fare molte cose che voi non siete ancora capaci di fare. E siete qui proprio per imparare a fare quello che fanno i grandi”.
… Fin dal principio deve venir suscitato nel bambino questo guardare con rispetto, con stima a ciò che le generazioni passate hanno già conquistato, e che egli pure deve conquistarsi attraverso la scuola. Se non si forma questo sentimento non si potrà progredire nell’insegnamento e nell’educazione.
… Quando si è trattato a sufficienza ciò, che da un lato tende a far sì che il bambino sviluppi una coscienza dello scopo per cui viene a scuola, e da un altro lato a far sì che il bambino provi una certa considerazione, un certo rispetto per gli adulti, allora è importante passare ad altro.
E’ bene allora dire: “Osserva un po’ te stesso; hai due mani, la destra e la sinistra, e le hai per lavorare; con queste mani puoi fare di tutto”. Si cerca quindi di portare a coscienza ciò che è un uomo. Il bambino non deve limitarsi a sapere di avere due mani, ma deve diventare cosciente di averle.
… Quando per un certo tempo si è parlato col bambino delle mani e del lavoro delle mani, si passi a far fare al bambino qualcosa che richieda abilità manuale.
R. Steiner, IV conferenza, Arte dell’educazione 2° – Didattica)
Da tali riflessioni prende avvio il percorso scolastico di un nuovo gruppo di bambini che per la prima volta varca la soglia della scuola intorno al settimo anno d’età.
All’inizio del secondo settennio è ancora il FARE la porta che apre al mondo.
Gli occhi dei bambini s’illuminano nel prendere consapevolezza (ancora sognante) delle potenzialità che potranno portare a manifestazione attraverso la loro corporeità, attraverso le mani.
I bambini in prima classe adorano vedere l’adulto realizzare qualcosa di bello e d’utile con le mani e, spinti all’azione ancora da quella meravigliosa forza di imitazione, subito vogliono fare. Questo fare, questa volontà va guidata, indirizzata ed esercitata, affinché l’impulso volitivo del bambino possa crescere e disciplinarsi nel condurre con logica un’attività. Al fare perciò si accosta gradualmente un pensare, un progettare, che non può fare a meno di essere accompagnato da un sentire, mediante lo sviluppo di gusto estetico e d’equilibrio tra forme e colori.
La lezione di lavoro manuale è attesa con tanta emozione: l’arrivo della maestra di lavoro manuale è paragonabile quasi all’entrata di una regina tra il tripudio delle folle!
Ecco le mani mettersi all’opera e gioiosamente attorcigliare un filo di lana intorno alle dita e realizzare i primi lavori con la “maglia a dito”: piccole sciarpe per le bambole e poi lunghe sciarpe per se stessi, le custodie per il flauto. Poi con bastoncini di legno i bambini costruiscono i loro ferri da lavoro e imparano a lavorare a maglia. Quasi come per magia un piccolo quadrato di maglia si trasforma in pallina e la gioia del bambino cresce insieme alla soddisfazione di aver realizzato qualcosa con cui può giocare, con cui potrà recitare poesie e numerazioni. I lavori successivi, pur richiedendo più maglia da produrre, arrivano sempre più velocemente! E’ primavera: nascono tanti pulcini; non mancano però galline e galletti, passerotti, gatti, cani, carote e mele! L’entusiasmo creativo non ha limiti.
L’obiettivo, in prima classe, è quello di effettuare la transizione dal gioco al lavoro in modo divertente ed artistico. I bambini inizialmente imparano imitando l’insegnante. Maschi e femmine imparano a fare la maglia con due ferri. Da una parte la maglia sviluppa la consapevolezza e la destrezza di entrambe le mani e dall’altra risveglia e promuove le facoltà mentali dei bambini tramite la trasformazione di un elemento unidimensionale, il filo, che diviene un tessuto bidimensionale dotato di una funzione tridimensionale. I bambini devono iniziare a sviluppare la capacità di creare con senso pratico, scegliendo colori adeguati e forme semplici.
Dal punto di vista di quanto avviene nel bambino quando è impegnato in un’attività manuale fine, le affermazioni di Rudolf Steiner di un secolo fa, circa la connessione tra abilità manuale ed elasticità di pensiero, hanno trovato ampia conferma negli studi scientifici che ormai da decenni indagano lo sviluppo cerebrale e le capacità logiche.
Inoltre, Steiner ha mostrato agli insegnanti come, proprio attraverso il lavoro manuale, venga stabilito quell’equilibrio di cui hanno bisogno quelle discipline che si rivolgono soprattutto alla testa del bambino, affinché lo sviluppo del bambino possa attuarsi in modo armonico. I bambini vengono guidati nella scuola Steiner-Waldorf in modo tale che con il lavoro manuale, accanto ad uno spiccato senso pratico, possano risvegliarsi e svilupparsi in loro forze creative che possono poi trovare nella vita feconda applicazione nei campi più svariati.
Non è stato per rispondere a necessità della vita pratica o ad abilità richieste dal mondo produttivo che un secolo fa Rudolf Steiner ha introdotto nel piano di studi le attività manuali, ed in particolare il lavoro a ferri, indifferentemente per maschi e femmine, proprio perché tramite tale specifica attività si contribuisce a rendere in futuro il ragazzo capace di giudicare.
Considerare le lezioni di lavoro manuale soltanto sotto l’aspetto dello sviluppo dell’abilità e della destrezza delle mani per mezzo di un’attività piena di significato è alquanto riduttivo. Con la loro posizione fra capo e piedi, le mani, attraverso il ripetuto movimento ritmico e l’esecuzione di compiti adatti all’età, contribuiscono al rafforzamento sia della volontà che del pensiero logico, in grado di esprimere giudizi; il collegamento è rappresentato dalla cura della vita di sentimento. L’esercizio della motricità fine risulta essere di importanza decisiva per lo sviluppo dell’intelligenza del bambino. Jean Piaget sottolinea che le operazioni mentali portate a compimento funzionano veramente, ossia producono pensieri e non soltanto collegamenti di parole, soltanto se vengono preparate da vere azioni. Secondo lui, le operazioni logiche, di cui fanno parte l’arrivare a conclusioni, a formarsi dei giudizi e dei concetti, non sono altro che il risultato dell’interiorizzazione e della coordinazione di azioni.
Anche nel linguaggio comune si usano modi di dire provenienti dall’ambito delle azioni per descrivere le operazioni mentali: “l’ho afferrato”, “l’ha colto”, “riprendo il filo”, “continua a tessere pensieri”, etc.. A questo punto si dovrebbe menzionare la differenza fra un’educazione intellettuale e un’educazione a cui sta a cuore anche la formazione dell’intelligenza:
L’intelletto è focalizzato sulla comprensione dei fatti. Agire secondo indicazioni, secondo una guida che viene dall’esterno è intellettuale. L’intelletto cerca di conformarsi con ciò che già esiste o che è conosciuto.
L’intelligenza, invece, non è diretta verso le cose finite; comprende ciò che è il movimento o ancora in divenire. È quindi formata e curata attraverso l’attività, attraverso il movimento e l’abilità delle mani.
Non per ultime sono da considerare le forze di autostima che si sviluppano nell’anima quando un bambino può contemplare con soddisfazione ciò che ha realizzato.