Dignità dell’infanzia e maturità scolare

Dignità dell’infanzia e maturità scolare

di Luciana Pederiva

Una volta una mamma, un po’ sconcertata, mi disse: “È vero che nella scuola steineriana non ci sono esami di passaggio da una classe all’altra e i bambini non ripetono la classe, ma…. c’è l’esame per entrare in prima!”. Il momento di passaggio dalla dimensione del primo settennio a quella del secondo settennio deve essere un esame? Cosa dobbiamo guardare del bambino? L’intelligenza e la memoria, le capacità cognitive e la prontezza intellettuale come fa la scuola pubblica? O per la nostra pedagogia sono, in questa fase di passaggio, più interessanti altri elementi? La qualità del movimento, per esempio, il rapporto con lo spazio, la qualità di presenza nell’agire che si è sviluppata nel tempo, il rapporto con gli oggetti che fanno parte della vita quotidiana, il modo di relazionarsi spontaneo con i coetanei, con i bimbi più piccoli, con gli adulti? Il modo di giocare che, quando il bambino è maturo per la scuola, si presenta totalmente diverso da quello del bambino piccolo? Come creiamo la situazione più adatta per il bambino in cui possa mostrarsi agli adulti nella sua gioia, spontaneità, senza provare imbarazzi o disagi, o essere accolto da modalità e atteggiamenti che non fanno parte ancora del suo mondo? Quale è il luogo che, seppure “estraneo”, permette al bambino di sentirsi a suo agio e voglioso di intraprendere qualcosa partendo dalla sua iniziativa e non eseguendo ordini come un soldatino? Dove vediamo la sua destrezza, la sua capacità di ascolto dell’altro, la sua fantasia, la sua volontà di partecipazione e la sua maturità nel rapporto sociale? Sono le manifestazioni sul foglio quelle significative E se a queste il bambino non corrisponde, come ci regoleremo? Lo “bocceremo “? Lo manderemo lo stesso a scuola “tanto poi…”, e siamo consapevoli di cosa accade in lui se non è riuscito a rispondere alle aspettative di disegnare determinate figure? È il momento di porre domande al bambino e chiedere prestazioni a volte anche astruse per lui? O lo stiamo portando precocemente nella situazione del secondo settennio? Non sappiamo che solo con i sette anni le forze del corpo eterico si emancipano dal lavoro sul corpo fisico e divengono libere per l’apprendimento e la memoria e che quindi non dobbiamo farne uso prima?

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Le competenze per la valutazione della maturità scolare si sviluppano lentamente e nel tempo. Si tratta in realtà di comprendere, percepire e considerare i passaggi avvenuti, piuttosto che dare un giudizio. In questo senso le persone che seguono quotidianamente lo sviluppo dei bambini nel primo settennio e lavorano per acquisire sempre maggiore professionalità, possono dare un contributo molto positivo nel guardare anche quei bambini che non sono stati direttamente seguiti da loro. Qualora queste competenze non siano state ancora sufficientemente sviluppate, può essere di aiuto chi ha già più esperienza e che volentieri si mette a disposizione per aiutare una situazione. Si tratta in fondo di offrire ai bambini le competenze più appropriate al caso e non affidare il giudizio a chi non ha pratica di lavoro con i bimbi stessi o a chi li guarda non con l’occhio del pedagogo.
Tenendo conto del fatto che il bambino nel primo settennio è un essere di movimento, lo sguardo dell’euritmista, che abitualmente segue i bambini per diversi anni anche nella scuola, è sicuramente competente e appropriato per vedere come l’individualizzazione del corpo eterico e la disponibilità per la scuola siano o non siano ancora sviluppati in un bambino.
In sintesi: vogliamo rispettare le caratteristiche archetipiche del bambino del primo settennio e salvaguardarne la dignità di essere umano.