Astronomia fuori sede
ASTRONOMIA FUORI SEDE
Maestra Anna
classe VII
“L’oracolo delfico è per i Pitagorici l’armonia nella quale sono le sirene.
Tutti i corpi in movimento hanno un suono, anche gli astri.
La loro velocità varia con la distanza,
come la velocità delle vibrazioni varia con il variare della lunghezza della corda della lira.
Nel sistema celeste vi sono dunque tutte le consonanze,
ma tale armonia noi non la udiamo,
perché non abbiamo mai cessato di udirla”
Léon Robin
All’inizio di febbraio, 44 allievi delle classi settime delle scuole Waldorf di Bologna, Oriago e Torino, accompagnati dalle maestre Beatrice, Paola, Anna, Bertilla, Elena e dalle euritmiste Teresa e Giulia, hanno partecipato all’esperienza di astronomia coordinata dal maestro Alessandro Galli presso la Riserva Naturalistica Regionale di Penne (Pescara).
Cosa sono andati a fare?
Sono andati a osservare la volta celeste per comprendere il mondo.
Abitare nel mondo vuol dire confrontarsi in ogni momento con le categorie spazio-temporali. Ma anche ciò che osserviamo nel cielo è un intreccio tra spazio e tempo: i fenomeni celesti accadono in uno spazio e in un tempo.
Inoltre, osservando il cielo, i ragazzi possono cogliere l’intima relazione tra Cielo e Terra, l’influenza dei fenomeni celesti sui ritmi delle maree, sui ritmi stagionali e di crescita delle piante e infine scoprirsi parte di un tessuto culturale comune e di idee elaborate nei secoli dall’umanità (miti, poesie, racconti tradizionali, riflessioni filosofiche, ipotesi e scoperte scientifiche), aiuta a volgere lo sguardo fiducioso verso il futuro, verso l’ignoto, senza paura…
Come osservare?
Dal punto di vista degli abitanti della Terra che volgono il loro sguardo al cielo.
Punto di vista che non è ancora teorico, ma solo percettivo. I fenomeni registrati sono osservabili a occhio nudo, gli strumenti che abbiamo utilizzato hanno permesso solo una rilevazione oggettiva.
I movimenti che avvengono nella volta celeste sono stati messi in relazione ad una visione copernicana e si è discusso su come cambia il firmamento a seconda del punto di vista dell’osservatore che sta sulla Terra, facendo appello alle forze del sentimento, ancora vive e importanti a questa età.
Perché osservare il cielo in inverno?
Perché è più facile vedere bene le stelle nelle notti lunghe e scure.
In inverno si possono osservare un insieme di stelle più lucenti e belle che nelle altre stagioni.
Il cielo è dominato dalla costellazione di Orione, che raggiunge il culmine a sud nella notte di Natale a mezzanotte.
Sopra Orione si mostra il Cocchiere con Cappella e fra i due si muovono i Gemelli e il Toro. Sotto il piede di Orione, Rigel, si muove la Lepre inseguita dal Cane Maggiore, e poi Sirio, il Cane Minore con Procione e lontano si leva il Leone…
Quali i presupposti?
Già in classe sesta i ragazzi avevano preso confidenza con l’osservazione e la registrazione degli effetti del movimento apparente del Sole: la direzione e la lunghezza dell’ombra dello gnomone nell’arco della giornata nelle diverse stagioni; i punti diversi del sorgere e tramontare del Sole nei solstizi e negli equinozi.
E avevano imparato, attraverso la fatica di trovarsi all’alba e resistere fino al tramonto, a sentire con il proprio corpo le direzioni dello spazio. Ad orientarsi attraverso l’attesa. A comprendere il tempo organico, che scandisce e dà il ritmo alle giornate.
Osservare i fenomeni della natura vuole dire anche imparare ad aspettare, una grande lezione per i ragazzi.
Perché non limitarsi all’osservazione del cielo condotta nel giardino della scuola?
Nei nostri intenti c’era anche un aspetto sociale, di aggregazione e di conoscenza fra adolescenti che condividono, seppur in località differenti, l’esperienza di frequentare una scuola Waldorf.
A Penne esiste dagli anni ‘80 il Centro di Educazione Ambientale “Bellini”, gestita dagli operatori della Cooperativa Gestione Centri Sportivi Turistici Ricerche Ecologiche (COGESTRE), in questa area nel 2006 è stato siglato il protocollo d’intesa per l’istituzione del primo Laboratorio per le Aree Protette Italiane e lo Sviluppo Sostenibile (LAPISS) e per alcuni anni la vecchia scuola rurale di Penne è stata attrezzata al fine di accogliere studenti, soprattutto in collaborazione con la scuola steineriana di Roma “Il Giardino dei Cedri”, per concretizzare attività pedagogiche autogestite nella natura.
Domenica 3 febbraio.
La partenza avviene nella tarda mattinata
La settima di Oriago è la prima classe a prendere posto nel pullman che si dirige verso Bologna. Quante domande, quanta curiosità nei confronti dei compagni che avremmo conosciuto.
La sosta per caricare materiale, bagagli e compagni è motivo, per noi, anche di pranzare. Guardinghi “fiutiamo” i compagni, ma nessuno rivolge la parola ai ragazzi di Torino e Bologna. Saliamo tutti nel pullman, anche il maestro Alessandro Galli; il viaggio prosegue e, man mano che ci si avvicina alla meta, cresce l’impazienza e iniziano i primi timidi approcci.
Arriviamo e siamo stanchi. Stanchezza negli adolescenti corrisponde a eccitazione.
Ceniamo e ci presentiamo con poesie, musiche e ritmi. La serata dovrebbe concludersi con una danza comune accompagnata dalla musica dei sei ragazzi torinesi; in realtà prosegue nelle camere da letto visto che…il sonno tarda ad arrivare!
Lunedì 4 febbraio
Pierangelo ha avuto il compito dal maestro Alessandro di svegliare la “truppa” alle 7.00 al suono della sua conchiglia. La colazione è alle 7.45.
Poi tutti fuori, vicino alla stalla ad osservare il Sole che salutiamo con la recitazione.
Rientrati, sistemiamo i tavoli e inizia la lezione del maestro Galli: “Il Sole compie un apparente movimento a pendolo nel punto di levata e di tramonto. Sorge a est e tramonta a ovest solo nell’equinozio di primavera, quando vi è equità tra le ore di luce e quelle di buio.
Sorge spostandosi sempre più a nord-est fino a quando si ferma (sol staziona) nel solstizio d’estate e poi compie un movimento a ritroso mentre le giornate si accorciano; di nuovo sorge a est nell’equinozio d’autunno, poi sempre più verso sud fino ad avere la giornata con meno ore di luce (solstizio d’inverno).
In questo movimento rimangono invariati: l’alternanza di luce e buio, l’esistenza del dì e della notte, il levante e il ponente e il mezzogiorno, cioè il momento in cui il Sole si trova nel punto più alto sopra l’orizzonte, che sulla Terra corrisponde al momento in cui le ombre sono più corte.
I meridiani sono quelle linee immaginarie sulla Terra che il Sole attraversa contemporaneamente quando si trova nel suo punto più alto.
I puntatori sono gli strumenti più antichi per l’osservazione del cielo; puntatori sono le piramidi, ad esempio. Gli obelischi sono invece orologi solari. Tutti gli strumenti per misurare il tempo nascono dall’osservazione celeste. Il quadrante, invece, serve a misurare le distanze, non in metri ma in gradi.
Ora siamo pronti; un po’ a piedi, un po’ in stipati nei furgoni, ci rechiamo a Collalto nella struttura che ci ospiterà la prossima notte. La giornata è bellissima, ci guardiamo attorno e vediamo il Monte Camicia, il Gran Sasso, il mare Adriatico, Penne.
Aspettiamo che il Sole attraversi il meridiano del luogo e alle ore 12.29’58’’ segniamo a terra l’ombra proiettata dallo gnomone. Questa è la direzione nord-sud. Aiutandoci con una lunga corda otteniamo i punti perpendicolari che ci danno la direzione est- ovest.
Ora i ragazzi possono posizionare panche, tavoli e puntatori.
Ci si divide in quattro gruppi di undici alunni provenienti delle tre scuole.
Posizioniamo correttamente i puntatori aiutandoci con i quadranti che abbiamo costruito: proiettiamo l’ombra di un oggetto e vediamo, attraverso il foro di una cannuccia, il Sole che crea una sorta di buco luminoso nell’ombra. Quanto alto si trova il Sole?
I gradi segnati sul quadrante sono gli stessi indicati dal puntatore?
Quando ritorniamo, dopo il pranzo, abbiamo ancora qualche ore di luce per disegnare sul foglio con il reticolato gli orizzonti e poi, in un batter d’occhio, il Sole scompare dietro ai monti.
Dopo cena, il maestro Galli ci fa osservare tutte le stelle che abbiamo sopra la testa, sono innumerevoli, lucenti, tutte uguali… come faremo a tenerne d’occhio qualcuna per tutta la notte?
Ma nel corso della notte impareremo a riconoscerle e accadrà che diventeranno uniche per noi.
“Certo – disse la volpe – Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”.
(Antoine De Saint-Exupery “Il piccolo principe”)
Al buio Teresa e Giulia, le nostre euritmiste, ci propongono l’hallelujah.
Alle 22 si conclude il racconto della maestra Beatrice, “L’ultimo volo della ninfa Callisto”, e siamo pronti per la prima osservazione. Su un foglio annotiamo i gradi di latitudine e longitudine delle stelle che stiamo “tenendo d’occhio”. Poi tornati nella sala, riportiamo i dati sul foglio reticolato individuale, parliamo, giochiamo, beviamo tè caldo.
A mezzanotte vi è la seconda uscita.
Alle 2 terza uscita. Si parla un po’ meno, pochi giocano, qualcuno è sul punto di cedere.
Alle 3 sorge la luna, una sottilissima falce fiammeggiante.
Ore 4 quarta uscita. C’è foschia a nord e non riusciamo più a vedere Cassiopea che a quell’ora si trova nel punto più vicino all’orizzonte.
Rientrati, Alessandro e Antonello ci propongono un video naturalistico. Bello, così possiamo dormicchiare senza essere visti!
Ore 6 ultima uscita, il cielo è di nuovo terso. Una luce rischiara il mare. I colori spettacolari che inondano il cielo ci incantano, anche se stanchissimi, ma un attimo prima che la palla arancione del Sole infuochi il cielo, crolliamo nei furgoni: non ne possiamo più! Il gruppo dell’orizzonte est si ferma per registrare il sorgere della immensa stella: ore 7.07, latitudine 0, longitudine 20° sud-est.
5 febbraio martedì
Dormiamo fino all’ora di pranzo. Al pomeriggio ci sono le attività: euritmia, trascrizione dei dati nel quaderno di astronomia, preparazione dei disegni sulle lavagne, euritmia, cena, riflessioni in cerchio, il racconto sulle Pleiadi” e sette stelle danzanti”.
I ragazzi comunque non crollano. Flavia ha un crampo, io e la maestra Elena interveniamo con crema balsamica della maestra Bertilla, e così ci ritroviamo a chiacchierare, ridere e scherzare con le ragazze fino a dopo mezzanotte.
6 febbraio mercoledì
Quante cose ancora da fare… e piove! Ma lungo la strada per Collalto vediamo un bellissimo arcobaleno.
Terminato il quaderno di astronomia con il disegno di tutti gli orizzonti, il maestro Alessandro ci guida nel trarre le conclusioni delle nostre osservazioni; il gruppo si divide, noi torniamo al Lapiss a fare euritmia, l’altro gruppo costruisce i planisferi.
La giornata continua ad andare storta: le cuoche non possono preparare il pranzo perché il gas è finito, caricano cibo e utensili sulle auto e vanno a Collalto; lì i bagni sono intasati e l’acqua è fuoriuscita; abbiamo fame; piove, non andremo a vedere l’oasi…Poi tutto si sistema, esce il Sole e Antonello ci fa una bella lezione all’aperto sul centro naturalistico e la riserva naturale. Torniamo a lavorare. Dopo l’ultima cena c’è una sorpresa. Usciamo con i ragazzi chiedendo loro di fare silenzio.
Andiamo vicino alle stalle e iniziamo ad osservare le stelle, questa volta dobbiamo sentire la loro voce, dobbiamo essere come i poeti e lasciarci ispirare da loro; intoniamo un canto, al quale si uniscono anche gli asini che dormono nella stalla e poi, nuovamente in silenzio, liberiamo in cielo cinque fiammanti e colorate mongolfiere…stelle tra le stelle. Quella sera spetta alla maestra Elena narrare le imprese di Orione. Il coprifuoco scatta all’una perché è l’ultima sera. Ci addormentiamo verso le due. La mattina seguente è la mattina dei saluti, dei ringraziamenti, delle promesse di incontri a breve termine, degli scambi di indirizzi…mail, saranno ragazzi steineriani ma sempre nativi digitali sono!
Conclusioni
Abbiamo visto le stelle girare attorno a noi, incessantemente, da est verso ovest.
A occhio nudo le abbiamo viste sorgere e tramontare, innalzarsi, giungere al culmine e sprofondare sotto l’orizzonte.
Poi, abbiamo visto una stella che ha un così modesto movimento rotatorio che in pratica rimane sempre nello stesso punto: la Stella Polare. Le stelle che si trovano nelle vicinanze della Stella Polare non vanno mai sotto l’orizzonte, dal nostro punto di osservazione non sorgono né tramontano, sono sempre visibili nel cielo notturno, sono Stelle del Circolo Polare Artico o circumpolari.
L’Orsa Maggiore, il Grande Carro, é facilmente riconoscibile. Rotea nell’orbita della Stella Polare e da tempi immemorabili l’umanità si è servita di lei proprio per individuare questa stella. Come? Prolungando di cinque volte la distanza tra le due stelle posteriori del Carro, detti puntatori. Alla nostra latitudine possiamo individuare la Stella Polare anche con il braccio teso, a cinque palmi (circa 10° ciascuno) sopra l’orizzonte.
La Stella Polare (Polo Celeste) è il punto centrale di tutte le orbite delle stelle fisse.
Come tutte le stelle, anch’essa compie una rotazione completa in circa 24 ore: L’Orsa Maggiore prima “sta sulle quattro zampe”, poi si “drizza sulle zampe posteriori”, “giace sulla schiena” alta nel cielo e infine, prima di tornare alla posizione di partenza, “fa la verticale sulle mani”. Fra le sue due stelle-puntatori e la Stella Polare viene mantenuta sempre la stessa relazione.
Cassiopea, che le sta di fronte, nella rotazione, da una sorta di zeta diviene
una M, quando è alta nel cielo un tre spigoloso e infine una W, quando sembra appoggiarsi all’orizzonte.
Osservando il cielo orientale, abbiamo visto levarsi alta nel cielo la costellazione del Leone, con la luminosa Regolo, seguito da Spica della costellazione della Vergine, il Cane da Caccia, le tre stelle che formano la testa del Drago, il sorgere della luna calante alle 3.10 del mattino e del Sole alle 7.07.
Queste stelle erano poi troppo alte sull’orizzonte meridionale (a parte Spica) per poter essere osservate con gli strumenti di cui disponevamo ma, verso mattina, il Leone è stato visto tramontare nell’orizzonte occidentale.
Dal punto di osservazione rivolto a ovest si è potuto seguire anche il tramonto di Aldebaran, delle Pleiadi, dell’Ariete e i movimenti di Giove.
A meridione sono stati registrati i movimenti di Orione, Spica, Sirio e il sorgere, il levare e poi il tramontare del Corvo.
Ricostruendo sulle lavagne l’intero orizzonte abbiamo notato che il movimento di Cassiopea attorno alla Stella Polare sembra essere antiorario, mentre le altre stelle sembrano avere un movimento orario. Ma ponendoci fra le lavagne, al centro, ed eseguendo con le nostre braccia contemporaneamente il movimento delle stelle circumpolari e di quelle che sorgono e tramontano, ci siamo accorti che il gesto è lo stesso; antiorario e orario dipendono dal punto di vista dell’osservatore, dalla nostra posizione.Ora possiamo anche spiegarci il funzionamento del notturnale che abbiamo costruito.
Questo antichissimo orologio stellare è stato pensato dagli antichi osservando il moto di Cassiopea e dell’Orsa Maggiore attorno alla Stella Polare. Le due stelle-puntatori dell’Orsa Maggiore indicano sempre la Stella Polare, in qualsiasi posizione si trovino.
Le due costellazioni compiono una rotazione di 360° nell’arco di circa 24 ore. Se dividiamo 360° per le 24 ore, otteniamo uno spostamento delle costellazioni di 15° ogni ora. Sul quadrante dell’orologio notturno i gradi vengono rappresentati graficamente con le dodici ore.
Allineando la lancetta a perno forato, che ci serve per “puntare” la Stella Polare, con le due stelle-puntatori dell’Orsa Maggiore, sul quadrante (messo in precedenza in relazione con la data nella quale si compie la rilevazione) otteniamo l’ora esatta!